Mafia e Territorio

La mafia, il male che pervade il nostro Paese.

Il fenomeno mafioso dilaga in tutto il mondo, e la nostra Italia, come ben sappiamo, non ne è esclusa. Purtroppo però abbiamo la concezione che questo sia diffuso solo in alcune regioni, quando in realtà contamina tutta la nazione, e non solo.

Tuttavia gli avvenimenti di maggior rilievo hanno posto le loro radici nel Meridione, dove sono presenti le organizzazioni mafiose più influenti e potenti, nonché le più conosciute a livello mondiale. Di seguito, ecco una breve panoramica che le illustra.

'Ndrangheta

La 'Ndrangheta è un'associazione criminale nata in Calabria e considerata la più potente del Paese. Possiede un vasto controllo sul traffico di droga e sul riciclaggio di denaro. Fondata alla fine del XIX secolo, oggi la sua influenza si estende in tutta Europa, ma anche in tutto il continente americano.

Cosa nostra

Cosa nostra è un'organizzazione criminale di tipo mafioso-terroristico nata in Sicilia nel XIX secolo, nel contesto delle realtà agricole. Dagli anni Ottanta gli interventi da parte dello Stato italiano si sono fatti più decisi, tramite le indagini del "Pool Antimafia", gruppio di magistrati fondato dal giudice Rocco Chinnici.

Camorra

La Camorra, organizzazione di connotazione mafiosa nata in Campania, è una delle più antiche e potenti organizzazioni criminali italiane. Nata nel XVII secolo, le principali attività riguardano il traffico di droga, la contraffazione di denaro e l'infiltrazione nella politica locale.

Sacra Corona Unita

La Sacra Corona Unita, in attività dagli anni Ottanta e indebolita dallo Stato a partire dal 2010, è un'organizzazione mafiosa che ha al suo centro la Puglia, in particolare il Salento, e che stringe accordi con i gruppi criminali est-europei. La parola "Sacra" indica il "battesimo" del nuovo adepto, "Corona" è stato scelto per via dell'utilizzo del rosario durante le processioni e "Unita" per dare senso di forza.

Nonostante ciò, anche nelle regioni settentrionali la mafia ha allargato il suo raggio d'azione. La 'Ndrangheta, in particolare, si è diffusa in Lombardia, Veneto, Liguria, Valle d'Aosta, Piemonte e Trentino Alto Adige e agisce impossessandosi di aziende in difficoltà, utilizzandole per riciclare denaro e, in seguito, danneggiando l'ambiente.


IL CAPORALATO

Un fenomeno di particolare rilievo, da non sottovalutare, che riguarda tutta l'Italia è riconducibile al caporalato. Il caporalato è un termine utilizzato per denominare quel sistema di reclutamento, specialmente nel campo dell'agricoltura, di lavoratori migranti, sfruttati dai gruppi mafiosi: i lavoratori sono costretti a lavorare in condizioni gravi e quasi disumane, spesso per un salario irrisorio. Di fatto le organizzazioni approfittano di questo sistema per compiere i loro illeciti e, per questo, viene considerato un "reato spia", indice di una probabile attività mafiosa. Questa attività si rivela strategica per molti clan e diventa occasione per riciclare denaro e fatturare milioni di euro.

La questione non si limita esclusivamente al campo agricolo ma si allarga anche ai servizi, fino alla piccola industria: il rapporto annuale sulla schiavitù nel mondo conta 129.600 persone ridotte in "schiavitù" in Italia, infatti siamo lo Stato dove caporalato e impresa tendono a fondersi con le più consolidate organizzazioni mafiose.

Come affermato da Leonardo Palmisano nel suo libro, "Mafia Caporale è oggi più forte del collocamento pubblico, e dà vita a una moltitudine di agenzie di somministrazione di lavoro, dentro le quali lava somme inimmaginabili di denaro sporco". Infatti l'autore, nel suo viaggio dal nord al sud dell'Italia, ha incontrato personalmente diverse categorie di lavoratori, spesso coinvolte in questo sistema, raccontandone la storia.


GLI ILLECITI E LA GIUSTIZIA

Le principali attività economiche gestite dalle organizzazioni mafiose riguardano il traffico di stupefacenti, il commercio di armi, le estorsioni, l'usura e la gestione dei flussi migratori irregolari nel nostro Paese. L'attuazione di questi illeciti porta a conseguenze gravi sulla vita quotidiana dei cittadini, sui rapporti sociali e sull'economia nazionale. L'estorsione di denaro ai commerciati e agli imprenditori, la corruzione di soggetti politici e la falsificazione delle elezioni sono all'ordine del giorno.

In risposta al dilagare della corruzione, sono stati diversi i processi attuati giuridicamente dallo Stato italiano, volti a contrastare la mafia. In particolare, uno dei primi atti intrapresi fu "Mani Pulite", un'indagine su scala nazionale, tenutasi all'inizio degli anni Novanta, che ha portato alla fine della cosiddetta "Prima Repubblica" e alla scomparsa della maggioranza dei partiti politici italiani.

Il 17 febbraio 1992 venne a galla "Tangentopoli", il sistema corrotto scoperto dall'indagine di "Mani Pulite", partendo dall'arresto di Mario Chiesa, esponente del Partito Socialista Italiano. Il nome venne coniato dalla stampa, a seguito di diverse inchieste giudiziarie, le quali misero in luce il sistema fraudolento al di sotto della politica e dell'imprenditoria italiana.

Un altro provvedimento fu il cosiddetto "Maxiprocesso di Palermo", nome giornalistico di un processo penale per crimini di mafia a carico di "Cosa nostra", accusati di omicidio, traffico di stupefacenti, estorsione e associazione mafiosa. Deve il proprio soprannome alle sue enormi proporzioni: si concluse con 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2665 anni di reclusione, detenendo il record di più grande processo penale al mondo.


LA STRAGE DI CAPACI E DI VIA D'AMELIO

Giovanni Falcone era un magistrato attivo nella lotta contro la mafia ed è considerato un eroe: dopo una lunga e distinta carriera, culminata nel Maxiprocesso, il 23 maggio 1992, venne ucciso con sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, in un attentato noto come la Strage di Capaci.

Paolo Borsellino, come Falcone, è stato un magistrato italiano che ha dedicato la maggior parte della sua vita professionale a combattere la mafia siciliana, ucciso il 19 luglio 1992 in un attentato noto come Strage di via D'Amelio.

Entrambi i giudici hanno avuto un impatto significativo sulla società italiana: erano magistrati inquirenti, che avevano dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia e sono stati entrambi uccisi nel 1992 a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, segnando profondamente l'Italia. La loro eredità è stata quella di una lezione civica di coraggio, lealtà e generoso servizio allo Stato: la loro lotta ha ispirato molti altri a continuare a combattere per la giustizia.

L'opera sottostante è stata realizzata in occasione del 30° anniversario della Strage di via D'Amelio, a Mola di Bari, nella via intitolata ai due magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questa è dedicata a eroi che hanno dato la loro vita per la lotta al sistema mafioso, tra cui Rocco Dicillo, ex-alunno dell'IISS "Luigi dell'Erba", poliziotto italiano e agente della scorta di Falcone, ucciso nella la Strage di Capaci.

Via Falcone e Borsellino, Mola di Bari (BA)

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