Il colpevole senza volto

Il pomello del cassetto di un mobile del soggiorno. E il manico del coltello con cui sono state inferte le ferite fatali. È lì, sulla superficie dei due oggetti, che sono stati trovati frammenti di Dna che appartengono a due distinte figure.

La vittima Benita

Ed è attorno a quei due frammenti che gli investigatori impegnati nell’inchiesta che mira a far luce sull’omicidio di Benita Gasparini, la pensionata di 89 anni uccisa nella sua casa di via Caterina Percoto a Pantianicco, provano a cercare l’elemento in grado di indirizzare in maniera le indagini, in attesa di una svolta che a 365 giorni dal delitto non è ancora stata impressa.

L'attività investigativa

Il procuratore capo di Udine, Massimo Lia, conferma che le indagini «non si sono mai fermate e hanno permesso di far emergere elementi potenzialmente utili all’attività investigativa».

La casa che si trova all’angolo tra via Caterina Percoto e via D’Annunzio, a pochi passi dal monumento che ricorda i caduti di Pantianicco, è stata messa al setaccio a più riprese dai carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, dai colleghi del Reparto investigazioni scientifiche di Parma e del Reparto analisi criminologiche di Roma: i militari del Ris, in particolare, sono tornati sulla scena dell’omicidio l’ultima volta a dicembre, pochi giorni prima di Natale, quando la Procura ha dissequestrato i locali, riaffidati a Gabriele Cisilino, che condivideva l’abitazione con l’anziana madre e che il giorno del delitto era in Veneto.

Le piste

Perché? È la prima, inevitabile domanda che si sono posti gli inquirenti. Perché è stata uccisa Benita? Una donna mite, con una cerchia di conoscenze tutto sommato ridotta, con familiari che al contrario sono conosciuti in paese e attivamente coinvolti nelle attività comunitarie della frazione di Mereto rinomata per i suoi meleti.

La pista familiare  ha perso quota quasi subito , anche quando il suicidio di Luca, il figlio che l’aveva trovata riversa a terra in soggiorno, ha inevitabilmente portato a mettere in relazione i due eventi. Una relazione che è stata scardinata dagli approfondimenti di chi ha investigato.

Chi è entrato dunque quella mattina nella casa dell’ottantanovenne? E cosa voleva dall’anziana? Dal cassetto di un mobile del soggiorno, a pochi passi dalla poltrona su cui la donna sedeva poco prima dell’accoltellamento, sono sparite alcune centinaia di euro, che erano custodite nel portafoglio della pensionata. E anche nella vicina cucina sono state trovate tracce del passaggio di soggetti che  con la famiglia Cisilino nulla c’entrano , come raccontano impronte e Dna trovati da chi ha analizzato le stanze.

I carabinieri del Ris nella casa in cui è stata uccisa Benita Gasparini

Il ragazzo, l'auto bianca

Nel registro degli indagati non è mai apparso, in questi dodici mesi, alcun nome. Ci sono state, questo sì, persone messe sotto la lente d’ingrandimento, perché protagoniste di episodi che per dinamica potevano richiamare l’azione criminosa messa a segno a Pantianicco. Ma nulla che consentisse di arrivare alla svolta.

In questi mesi gli investigatori hanno incamerato elementi arrivati anche dalle testimonianze dei compaesani della vittima, che hanno ricostruito alcuni fatti messi in relazione in un secondo momento al delitto. Ad esempio, la figura di un giovane che il giorno prima dell’omicidio si aggirava in paese, e che avrebbe parlato brevemente con Benita. Oppure l’auto bianca che quella mattina, in un orario che coincide con quello che gli inquirenti ritengono possa essere quello del delitto (tra le 9.30 e le 10.45), si è allontanata in tutta fretta da via Percoto.

Tracce di Dna

I Ris nei loro sopralluoghi hanno individuato frammenti di  Dna che appartengono a due profili distinti , sul pomello del cassetto da cui sono stati rubati i soldi e sul coltello, trovato sotto il corpo della donna. Profili che sono stati analizzati e che non hanno trovato al momento corrispondenze, neppure nella banca dati italiana del Dna, un archivio elettronico centralizzato di profili genetici che contiene i profili genetici “ignoti”, ottenuti dalle analisi del Dna depositato sulle scene del crimine, e i profili genetici “noti”, ottenuti dalle analisi del Dna di campioni biologici prelevati da persone fisiche. Dopo il dissequestro dell’abitazione l’esperto della scena del crimine Edi Sanson, consulente di cui si avvale la famiglia Cisilino (supportata dall’associazione I nostri diritti),  ha continuato a repertare il materiale,  analizzandolo in lungo e in largo: sono state individuate nuove impronte, la cui origine andrà approfondita. Una relazione su quest’ultima attività è stata messa a disposizione della Procura

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Contenuto grafico a cura di

Daniela Larocca

La vittima Benita